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[ in aggiornamento ]

Introduzione al Kalendarium Romanum

di Hirpvs

Perché un Calendario, e per giunta un Calendario Romano? Qual è la valenza assunta da questo strumento presso i Maggiori nostri, quale la sua utilità per l’uomo (ed in particolare per l’Italiano) d’oggi?

Duemila anni: questo è il lasso di tempo (per un verso enorme, per un altro sorprendentemente esiguo) che ci separa dal Mondo cui abbiamo deciso, a suo tempo, di richiamarci. Duemila anni di eventi dal peso incalcolabile, che non possono essere cancellati con un colpo di spugna e che hanno abituato i più a considerare un’intera civiltà, quella romana, come mera “Storia”, a bollare una lingua sacra -il Latino- con la poco lusinghiera etichetta “lingua morta”, a considerare la parabola evolutiva di un popolo e la sua straordinaria esperienza come una mera concatenazione di eventi storici privi del necessario legame con una dimensione, quella spirituale, che secondo la vulgata solo una religione arrivata dall’Oriente sarebbe stata in grado di conferir loro sub specie Providentiae.

Gli Editti emanati da Teodosio tra il 391 ed il 392 e.v. nel solco scavato sin dal 313 dall’ambiguo Costantino hanno provveduto (o meglio: avrebbero dovuto provvedere, nelle intenzioni dell’Imperatore) a spazzar via qualsivoglia traccia del culto tradizionale romano non solo nella sua dimensione pubblica, ma anche in quella privata: così non è stato. Quando, poco più di ottant’anni dopo, l’Impero d’Occidente (vale a dire l’Impero Romano) cadde sotto il peso schiacciante dei barbari di Odoacre, ben poco rimase della vera Roma, la Roma dei Cesari, e andando indietro nel tempo, della Roma repubblicana e di quella dei Re: solo pochi individui conservarono intatto nel proprio animo (e secondo taluni, anche fisicamente) il Fuoco di Vesta, tramandando di padre in figlio quel complesso di principii e di prescrizioni cui la Sapienza dei Maiores diede il nome di Mos.

E tuttavia, col passare dei secoli, altri riuscirono ad avvicinarsi fin dove possibile al nucleo della Sapientia Romana: attraverso lo studio degli antichi testi, attraverso la decifrazione del messaggio comunicato dalle pietre sparse nei Fori, o per mezzo di altri preziosi strumenti idonei ad acquisire particolare pregnanza in ambito spirituale.

Il Kalendarium è proprio questo. È lo strumento principe che consente a chi ha le qualità e –come è stato detto da taluno con espressione particolarmente felice- la giusta sensibilità, di cogliere determinate verità e di avvicinarsi al cuore stesso della spiritualità romana.

Perché per sua stessa definizione popolo religiosissimus fu, ed in potenza è, il popolo romano, che conobbe ed allevò nel suo seno un tipo umano per certi versi unico nell’esiodea Età del Ferro, suscettibile di palesare –contro ogni previsione!- tratti interiori ed esteriori riconducibili già secondo gli Antichi stessi all’Età dell’Oro, ai Saturnia Regna, o se ci basiamo sul tradizionale simbolismo geografico, alla Terra Primordiale che i Greci chiamavano Hyperborea, la mitica Terra all’estremo Nord.

Ecco dunque palesato il valore del Calendario Romano nel 2006 e.v. e nella post-modernità in genere: mezzo privilegiato per il recupero di quel Ritmo che, solo, sulla base di assonanze e concordanze di ordine spirituale, consente la riattualizzazione di una precisa scansione del ciclo annuale nell’ottica tradizionale del Tempus Sacrum ed in osservanza del precetto “sacra priuata perpetua manento”.

Non altrimenti potrebbe essere per uno strumento come il Kalendarium Romanum, così preciso, così dettagliato e minuziosamente descrittivo da indurre uno studioso del calibro di Dario Sabbatucci a definirlo “la Magna Charta della religione romana antica”.

Con questa panoramica del Calendario Romano, assolutamente lungi da pretese di completezza o “infallibilità”, si spera dunque di fornire (noi, che siamo i primi a cercare) per quelle che sono le nostre possibilità qualche indicazione utile a stabilire con la Sapientia Romana un rapporto di sympathia e syntonia non solo agli interessati, ma anche e soprattutto a chi è dotato di quella ‘giusta sensibilità’ di cui sopra.

MINERVA - a.d. XIX Kalendas Februarias MMDCCLIX a.V.c.

Hirpus